Mutilato di guerra, già distintosi per audacia, benché in condizioni precarie di salute, venutosi a trovare, a causa degli avvenimenti, isolato e con la Bandiera del Reggimento, organizzava militari sbandati di diverse armi e servizi e dopo oltre cinque giorni di estenuante marcia, respingendo tre attacchi di nuclei nemici, riusciva a portare in salvo la Bandiera

. Colto dal tragico armistizio dell'8 settembre del '43 a Cividale, dove prestava servizio presso il deposito dell'8° Reggimento Alpini, restò al suo posto fino al 13 settembre, quando il comandante del distaccamento, con le truppe tedesche oramai entrate in città, mise in libertà ufficiali e truppa, lasciando loro la facoltà di trattenere armi ed equipaggiamento.

In quei tragici giorni, per iniziativa di ex-ufficiali combattenti e patrioti civili che non erano disposti a tollerare che le forze di occupazioni germaniche dominassero le nostre genti, si costituirono spontaneamente, dai resti della dissoluzione di quello che fu il regio esercito italiano, formazioni partigiane che incominciarono ad organizzare una resistenza armata contro l'invasore tedesco.

L'amore per la Patria e per queste terre, unicamente alla grande esperienza militare accumulata, portarono Aldo Specogna ad aderire alle prime formazioni partigiane che si stavano costituendo nelle Valli del Natisone ed a percepire anticipatamente, in tutta la loro tragicità, le mire annessionistiche che i partigiani Titini avevano manifestato su queste terre.

Con il nome di battaglia di "Repe" Aldo Specogna divenne quindi partigiano e, dopo aver resistito in prigionia alle sevizie infertegli dai nazi-fascisti e aver riacquisatato la libertà, assunse il comando della 7^ brigata partigiana del "Gruppo Brigate Osoppo" con la quale contribuì validamente alla lotta per la liberazione di queste terre, meritandosi due croci al merito di guerra e una croce al valor militare.

Si deve principalmente alla preparazione, alla lungimiranza, alla determinazione, alla tenacia e al coraggio del comandante "Repe" se in quei giorni cupi Cividale e le Valli del Natisone non sono state annesse alla Jugoslavia di Tito, perché furono validamente difese dai patrioti italiani da

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